I grandi molossoidi sono cani d'utilità, selezionati dall'uomo con l'intento di farsi aiutare nella difesa dei territori e nella guardia delle loro proprietà.
Discendono tutti dal Tibetan Mastiff e da lui hanno ereditato le meravigliose caratteristiche infantili riportabili teoricamente al primo livello della scala neotenica, quello appunto che mantiene anche in età adulta i tratti tipici dei neonati (cranio a cupola, corpo massiccio e poco agile, muso corto, occhi rotondi e scuri, piccole orecchie pendenti ).
A livello caratteriale, si distinguono per la loro morbosa affezione alla famiglia; una caratteristica fondamentale di questi cani è che non apprezzano e non conoscono la dittatura , ma sono invece promotori di una pacifica ed equilibrata collaborazione, fondata sul rispetto reciproco.
Bisogna far loro riconoscere subito un leader –guida che seguiranno eternamente ed incondizionatamente con venerazione assoluta e per il bene del quale sarebbero disposti a qualsiasi sacrificio.
Lo adoreranno silenziosamente e saranno felici solo in sua compagnia. Cercheranno un vero e proprio contatto fisico continuo con lui e la solitudine o il distacco sarebbe per loro letale .
A rigor di logica, ogni proprietario responsabile dovrebbe apprezzare tali doti ed anzi amplificarle ed adottarle quali esempio universale di vita sociale.
Personalmente lo faccio da sempre e cerco con tutti i modi e tutte le forze di divulgare questo positivo e sano modo di esistere .
Non a caso vivo con due Bovari del Bernese, un maschio ed una femmina.
Il maschio, Byron, è con me e con le mie due piccole gemelle sin dal compimento del suo sessantesimo giorno di vita ed assieme abbiamo trascorso piacevolissime avventure. L'ordinamento gerarchico è stato genuino e spontaneo, senza dar mai adito ad improbi screzi. Il rapporto è sempre stato eccellente , gratificante , libero.
Per la femmina, Giada, la sorte non è stata purtroppo così generosa e l'ha sottoposta a crudeli e gratuiti traumi provocati (per l'ennesima volta) dagli stessi esseri umani con i quali ha trascorso i suoi primi quattro anni e di cui lei si fidava ciecamente.
Giada ha vissuto sin dalla nascita in compagnia della inseparabile madre e con lei ha condiviso tutti gli istanti della propria esistenza. La loro dimora era un giardinetto insufficiente dal quale venivano portate fuori assai di rado e nel quale trovavano ben pochi stimoli.
Interagivano quotidianamente con gli esseri umani , ma in modo sbrigativo e spicciolo; spesso era solo per ricevere punizioni ed ordini (non si entra in casa, non si sporca sull'erba, non si scavano le buche, non si rubano le scarpe, non si tira al guinzaglio, non si deve abbaiare, non si fanno le feste…”).
Per loro due andava comunque bene così; non volevano altro che starsene assieme e non pensavano neanche lontanamente di dare fastidio. Non capivano certo le strane manifestazioni umane, ma le compiacevano bonariamente e con quieta rassegnazione.
Per distrarsi e per divertirsi un po' , spesso scappavano da casa ed andavano a correre libere per le strade e le campagne dei dintorni. Erano i loro momenti felici, nei quali si scioglievano ansie e frustrazioni e si poteva godere appieno della vita insieme.
La anziana mamma Bernese era ovviamente più tranquilla, mentre la giovane Giada manifestava come meglio poteva le sue esigenze di conforto: ululava, abbaiava prolungatamente, faceva dispetti e disastri in giardino e ,( dulcis in fundo), addentava le mani degli uomini con cui viveva, delicatamente, ovvio, dimostrando l' ingenua gratitudine ed il suo “materno” affetto (iIl morso era ovviamente inibito grazie all'educazione che la mamma le aveva dato impartendole il controllo motorio durante la prima fase di sviluppo sensoriale e di socializzazione). Era il suo modo di dire “Sei mio!, Stai un po' con me”: Nessuno riusciva a comprenderla.
Riconoscendo esclusivamente nella figura materna la propria guida, Giada non dava retta ad alcun umano e per lei ubbidire non aveva alcun senso. Non riusciva ad interpretare le volonta' dei membri della famiglia e non riusciva a far interpretare le proprie.
Non rispondeva al richiamo, non ascoltava nessun ordine e faceva tranquillamente quello che voleva (se riusciva a salire in auto, non c'era verso di farle cambiare idea: s'incollava letteralmente al sedile di suo gradimento, anteriore o posteriore non faceva differenza, e scendeva solamente quando lo riteneva opportuno, solitamente dopo un giretto ),
Purtroppo però arrivò l'ora del giudizio e gli umani, delusi ed avviliti, optarono per una decisione definitiva e decidendo di liberarsene portandola nel vicino canile-lager, esausti,( dissero giustificando la loro meschinità ), del suo modo di essere atipico, troppo esuberante , aggressiva e testarda.
Nemmeno un tentativo per rimediare, nemmeno un accenno ad un probabile senso di colpa, nemmeno una possibilità di recupero per colei la quale aveva vissuto con loro per tre anni in assoluta buona fede.
Più tardi venni a sapere che dovevano costruire una casa nuova, con un giardino più grande, più comoda e lussuosa di quella che già possedevano e perciò la presenza di Giada avrebbe dato fastidio sia durante i lavori di costruzione che dopo, a lavori finiti .
Quindi: canile. Via! Come un qualsiasi oggetto di cui non ci si serve più.
Magari l'avrebbero anche venduta per ricavarne qualche soldino e rifarsi delle spese sostenute per il suo mantenimento, ma piazzare cani così grossi ed adulti non è certo facile.
Prontamente, un amico mi informò della triste vicenda e si offrì di accompagnarmi nel caso volessi andare a dare un'occhiata. Accettai ed insieme andammo a conoscere la tremenda belva feroce.
L'impatto fu storico: quando la vidi me ne innamorai subito, non potevo quasi credere ai miei occhi. Aveva gli occhioni bruni che esprimevano bontà e gioia ed era bella, bella, bella. Trascurata sì, non in perfetta forma fisica e piuttosto sporchina, ma mi conquistò immediatamente.
Lei ricambiava con scodinzolii a non finire, occhi dolci e morsetti e leccatine alle mani e così…ooplàà!!! Su in macchina senza tante storie. Giusto il tempo di farci dare libretto sanitario e via, a casa!!!
E' trascorso un anno dalla sera in cui Giada è venuta da noi e sono sicura abbia sofferto molto per il trauma dettato dall'abbandono della sua prima famiglia .
E' stata inserita ed accolta semplicemente, con amore, lealtà, comprensione e simpatia.
E' sempre stata libera di decidere come comportarsi ed ha dimostrato palesemente di saperlo fare benissimo.
Specialmente quando, a modo suo, diede elegantemente prova di non voler avere più niente a che fare con la ex famiglia, rendendomi felice ed orgogliosa come poche volte nella vita lo ero stata.
Anche questa dimostrazione la diede in modo genuino, semplice e schietto: il giorno in cui i suoi ex vennero a casa nostra per portarci dei documenti (passaggi di proprietà), il grande portone scorrevole era spalancato per poter concedere agli ospiti l'ingresso con la loro lussuosa macchina.
Lei, dopo aver passato alcune ore in compagnia loro, averli accolti calorosamente ed affettuosamente ed averli stupiti dei cambiamenti positivi che repentinamente aveva fatto (era dimagrita, il pelo lucido e spazzolato per benino, pulita e calma), avrebbe potuto benissimo decidere di salire in macchina o poteva andarsene di nuovo via rincorrendoli mentre si allontanavano.
Invece, scodinzolando al mio fianco, guardava me, tranquilla, e pareva rassicurarmi. Byron si manteneva stranamente ad una certa distanza , come se avesse ben intuito che quel momento era tutto nostro, e come seavesse già ben saputo la decisione della sua compagna
Rimase lì finchè la macchina non si allontanò, tenendomi la mano in bocca delicatamente, come solo lei sapeva fare .
Non si è mai allontanata da casa, nemmeno a portoni aperti.
Risponde eccellentemente al richiamo.
Esegue l'addestramento di base in perfetta serenità.
Non abbaia inutilmente.
Non morde le mani.
Non ha mai sporcato in casa, dove ha libero accesso e dove passa la notte in nostra compagnia.
In giardino gioca con palloni e pupazzi di ogni tipo.
Non scava buche e non entra nell'aiola.
Quotidianamente ci accompagna nella nostra passeggiata in campagna senza strattonare o fuggire e ci rallegra costantemente con la sua presenza benevola e paciosa.
Rimane sempre al nostro fianco, sia mentre siamo qui nello studio a lavorare, sia mentre facciamo i lavoretti all'aperto, sia quando andiamo in gita sulla neve, sul lago, al mare o al fiume.
Con Byron è un'estasi totale, si guardano rapiti, si scambiano effusioni, si tengono sempre sotto'occhio e dormono schiena contro schiena, quasi a formare un corpo unico (sono solita definirli il” francobollo e la busta” per quanto stiano appiccicati!!!).
Rispetta ed è rispettata.
Ci adora e ci protegge con tutto il cuore e l'anima grande che ha.
Per sempre.
Laura Modonutti |