Ricevo una telefonata da parte di una giovane signora molto ansiosa, che mi parla in tono lacrimevole del suo cane. Mi racconta di Soraya, la sua cucciolona di Bovaro del Bernese, esuberante ed estroversa che le sta creando non pochi problemi.
Faccio come sempre una brevissima anamnesi telefonica (in attesa di effettuarne una ben più approfondita di persona) e rilevo, tra le altre cose, che presso l’allevamento di provenienza, le condizioni igienico-sanitarie erano ottime, i cuccioli vivevano assieme, giocavano in un grande cortile ed il loro contatto con gli uomini era saltuario. Del padre poco si è saputo, tranne che era un maschio plurititolato. (...).
La cagnetta viene ceduta a settanta giorni di vita alla signora che mi sta parlando, la quale compone una famiglia “moderna”, costituita da lei, il marito e la loro figlia, una ragazzina undicenne. Ritmi di vita frenetici, poco tempo libero, insufficienti conoscenze cinofile. A prendersi cura della cucciola sono un po’ tutti i componenti della famiglia (in modo assai approssimativo) e la sua compagna di vita è una Boxer, Bessy, esemplare calmo e pacato di ormai dodici anni. Immediatamente Soraya manifesta la sua esuberanza, il suo carattere forte, una dinamicità eccezionale, l’ incontenibile giocosità. Non ci sono segni di paura o ansia, nessun tipo di aggressività. A Soraya è severamente vietato entrare in casa (“…solo qualche volta…sa… l’igiene…”), passa le sue giornate con l’ anziana Bessy in un cortile di dimensioni sufficienti. Esce poco. Sovente viene sgridata per le inevitabili marachelle che compie durante il giorno nel tentativo di divertirsi (“…mi distrugge il laghetto con le ninfee… i fiori delle aiuole sono ormai un lontano ricordo… non posso più mettere ad asciugare la biancheria e le scarpe…”). Subentrano quindi fattori di stress: poco gioco, insufficiente attività fisica, alimentazione scorretta e disordinata, stimoli psicologici nulli, mancanza di punti fermi e di riferimenti, allontanamento dal gruppo con inevitabile ansia da separazione. Ben presto il carattere di Soraya emerge in tutto il suo fragore, con l’ incontenibile voglia di ottenere un posto di rilievo nel suo “branco” umano. Qui non riesce a distinguere un leader, ed istintivamente (nel vano tentativo di rendersi utile ad un gruppo così “disorganizzato” ai suoi occhi) tenta di compiere (con non poca fatica ed a che prezzo!) la sua “scalata sociale”, dalla base della piramide gerarchica fin al vertice. Il risultato (ovviamente incompreso dai suoi familiari) è catastrofico: distrugge oggetti di ogni tipo, sporca ovunque, disturba la notte, scava profondi buchi nel giardino, per cui viene sottoposta a dei confronti diretti, accompagnati da punizioni severe e vaghe (“…ma noi non pensavamo che questa razza fosse così… prima avevamo un altro cane, ma non ha mai creato problemi…stava da solo…era buono…E poi non le abbiamo fatto mancare nulla…i venditori ci hanno detto che sono tanto buoni…”). Rapidamente viene a crearsi un’atmosfera di tensione ed insofferenza reciproca tra lei e tutti gli altri membri della famiglia. La convivenza con l’anziana compagna della sua specie diventa impossibile e sfocia nella tipica aggressività intraspecifica legata a dominanza. Presto si estende e peggiora in aggressività interspecifica. Ovviamente la situazione degenera e la convivenza diventa rischiosa per tutti: Soraya non è più la cucciola tenera che qualche mese prima era entrata in braccio alla padrona, ma è ormai un molossoide statuario di circa 30 kg., massiccia, dominante, stressata. Per ovviare ad evidenti problemi, la “piccola” viene portata dai suoi proprietari in un vicino centro cinofilo, nel tentativo cercare di “metterla in riga”: collare a strozzo (“…era l’unico modo…non riuscivamo a tenerla…ci trascinava come foglie al vento…), maniere forti e decise, comandi urlati e ben scanditi. “Vedete come obbedisce? Quale rinforzo positivo signora?!”, sbraita lo pseudo addestratore, “Questo cane ha bisogno di regole ferree, è viziata e testarda!”. Ignari di ogni metodologia, fiduciosi nell’esperienza pluriennale del centro a cui si sono rivolti, i proprietari eseguono alla lettera i “dictatum” e per una decina di sedute continuano ad “istruire” la povera cagnetta. “Improvvisamente” (mi spiegano) “la catastrofe: la cagna, che inizialmente aveva accettato per forza di cose l’obbedienza impostale con metodi coercitivi, si chiude in sé, diventa ansiosa, quasi fobica, apatica e scontrosa. Non interagisce più con nessuno, si rifugia negli angoli più nascosti della casa, mangia e beve solo di notte.
Di noi ha paura e con la vecchia Bessy non si guardano nemmeno… Signora, siamo davvero preoccupati… Abbiamo addirittura chiamato gli allevatori, chiedendo loro se per caso non c’era
qualche “difetto”, se potevano “cambiarcela”…Ci hanno anche detto che non è necessario portarla in giro… che lei può benissimo trascorrere le sue giornate in giardino, così, anzi, non prende zecche o pulci e noi possiamo guardarcela e godercela… A questo punto non sappiamo più a che santo votarci…La Soraya per noi non va bene, noi non possiamo… noi non riusciamo…Una cara amica ci ha parlato di lei… Ci perdoni, ma… Lei pensa di poterci aiutare? Sa… addirittura pensavamo di rivolgerci a qualche canile talmente siamo esasperati…Regalarla a qualcuno sarebbe farci dei nemici garantiti… ” “Non azzardatevi a portare Soraya in nessun canile! Probabilmente non si tratta di alcun “difetto” nel cane, ma di una assoluta impreparazione da parte Vostra, accompagnata, consentitemi, da non poca inettitudine! Vi prego di non prenderla come un’offesa personale, ma solo come un’obbiettiva ed adeguata asserzione che però potrò accreditare solo dopo l’analisi di dati elementi. Fissiamo un appuntamento e valutiamo il da farsi! Vi anticipo solo che il lavoro di recupero non sarà breve e nemmeno facile, ma avete delle responsabilità ed è ora che ve le prendiate! Nei giorni che ci dividono, vi prego vivamente di cercare più informazioni possibili sul cane che avete. Il mio consiglio è di leggere (anzi, studiare!) il libro di maggior rilievo al riguardo: “Il Bovaro del Bernese ieri e oggi” di Silvana Vogel Tedeschi che tratta anche il carattere, dalle radici storiche ai tempi moderni. Altri ce ne sono (li ho collezionati tutti), ma non così completi e chiari. Capirete che più che un “oggetto ornamentale da giardino”, il vostro cane ha delle attitudini psico-fisiche non indifferenti e che il suo posto è da sempre in famiglia, tra di voi, e che non desidera niente altro che starvi vicino e rendersi utile!” Diplomaticamente mi contengo, ma sono furiosa ed alquanto indignata. Dopo aver fatto eseguire le opportune indagini medico-veterinarie ed aver escluso eventuali patologie, (ovviamente supportate da un professionista) abbiamo riesaminato e rielaborato assieme tutti i particolari significativi della situazione. Con estrema cautela, spiego che, nonostante le “amorevoli” (?!) cure, la ricercatezza degli accessori più raffinati, del mangime più costoso, i profumi ed i balocchi (con i quali per altro non hanno mai giocato assieme), alla piccola sono stati provocati dei traumi di pesante entità e che ora a lei serve un’accurata ed assoluta dedizione che niente ha a che vedere con tutto ciò che era precedentemente stato fatto. Propongo un metodo pedagogico, cognitivo zooantropologico di interazione costante, di collaborazione continua e di stretta convivenza. Spiego che per costruire un ottimo rapporto con il cane è necessario realizzare delle solide basi quali la fiducia e l ’accreditabilità del proprietario nei confronti del cane e viceversa e che farlo deve essere una consuetudine di vita: i due membri del binomio uomo-cane devono sentirsi indispensabili l’uno per l’altro ed entrambi devono porsi l’attenzione reciproca per rafforzare la complicità; deve essere piacevole stare assieme e si deve ricercare continuamente degli stimoli per nuove attività. Espongo loro alcuni dei motivi per cui il cane tira al guinzaglio, sottolineando che egli collega gli eventi in modo diretto e non sa ragionare sulla conseguenza delle azioni, per cui, nonostante abbia una notevolissima soglia di resistenza al dolore, a nulla servono i metodi con cui tanto fieramente si esibiva il precedente pseudo-addestratore!
“Il cane tira perché:
1. si usano i guinzagli estensibili, quindi non sa mai quanto spazio disponibile ha, quando “è arrivato”;
2. se siamo nervosi, gridiamo al cane, lo afferriamo per il collo o le orecchie, il cane cerca di allontanarsi il più possibile dal nostro fianco (e chi non lo farebbe?!). Si deve smettere di essere tesi e cercare di migliorare la relazione!
3. se vengono utilizzati collari troppo stretti, o a strozzo, o troppo sottili, o a punte, il cane fa fatica a respirare e prova dolore, quindi cerca inutilmente di fuggire da questo disagio.
4. quando il cane tira e noi decidiamo di strattonarlo per “educarlo”, per dare forza allo strattone allentiamo un minimo la trazione sul guinzaglio; subito dopo arriva il “colpo” così il cane crea l’associazione: “guinzaglio morbido porta uno strattone… inevitabilmente cercherò di tirare sempre di più per evitare la strozzatura”.
5. il cane tira perché noi lo seguiamo: bisogna provare a non andare nella direzione in cui lui vuole procedere!
6. il cane con un livello di stress troppo alto, è eccessivamente impulsivo ed attivo. Sarà per lui impossibile camminare lentamente al fianco di chiunque, e sarà altrettanto impossibile fargli mantenere la concentrazione su ciò che sta facendo.”
Dopo aver suggerito come fare lunghe passeggiate quotidiane con Soraya sia al guinzaglio che in libertà (consentendole di ridurre il livello di stress anche usando giochi di fiuto), in un’atmosfera estremamente più serena di quella iniziale, ho inserito esercizi graduali e mirati di educazione di base, abbinandoli ad un programma di attivazione mentale (per aumentare l’autostima e recuperare le normali funzioni cerebrali utilizzando esclusivamente rinforzi positivi, senza alcuna prepotenza ed assolutamente senza medicinali).
La padrona di Soraya, ha finalmente imparato cos’è l’impegno, la serietà, la vera passione ed il sano amore per il suo cane e ad apprezzarne le fantastiche peculiarità. Ha appreso che il cane ha una sua capacità mentale, che da secoli convive a stretto contatto con l’uomo e che con lui e per lui ha sviluppato caratteristiche cognitive apprezzabilissime. Con estrema dedizione, la signora si è finalmente assunta le proprie responsabilità ed ha imparato ad “osservare” il linguaggio del cane (movimenti posturali di coda ed orecchi, sguardi, rigidità fisica, sbadigli, leccatine…); ha capito come comunicare con la sua compagna scodinzolante nella sua stessa lingua; è venuta a conoscenza delle varie intelligenze canine (ostinativa, integrativa, sociale, olfattiva, comunicativa); ha verificato che Soraya è in grado di riflettere, risolvere, ricordare, organizzarsi, orientarsi; ha capito che il rapporto con il cane non è scontato né meccanico e non deve assolutamente mai essere ripetitivo, ma deve venir arricchito quotidianamente, stimolato ed avvalorato. La signora ha anche affrontato dei grandi cambiamenti personali “rubando” il tempo necessario per riuscire a fondare le basi di un corretto e rispettoso rapporto. La relazione con Soraya si è consolidata e la coppia è oggi inseparabile: vanno assieme in bar, al ristorante, in barca, dagli amici, al maneggio, in centro città… Fortunatamente, il carattere duttile e malleabile di Soraya le ha permesso di recuperare il suo equilibrio e di raggiungere livelli ottimali di educazione. Ora è molto tranquilla e felice, ottimamente inserita nell’ambito familiare e sociale e trasmette un’ irrefrenabile gioia di vivere! La proprietaria ha superato l’opinione assurda che aveva della razza ed anzi, oltre a continuare con gran passione ed entusiasmo la frequentazione al Centro Cinofilo presso cui ci incontriamo, pare abbia programmato l’arrivo una giovane “sorellina” scodinzolante… ovviamente Bovaro del Bernese!!!! (alcuni cani possono fraintendere il pianto dei bimbi ed interpretarlo come il verso di una probabile preda: questo atteggiamento mette in serio pericolo la vita del bambino, pertanto le tecniche da seguire sono diverse). Risultato? Grosse risate ed il pentimento di Andrea di non essere riuscito a riprendere e salvare le immagini di quegli attimi, con le espressioni sbalordite dei due musi accompagnati da sbuffi, guaiti, indietreggiamenti, balzi, rotazioni del capo, tentativi di contatto con le zampe! Uno spasso unico! Ripetuto il tutto per quante volte necessarie, l’interesse delle cagne è gradatamente scemato e la curiosità ha lasciato il posto all’abitudine. A quel punto, non rimaneva che la «presentazione ufficiale»: in braccio a papà, dopo aver a lungo salutato la mamma che da un paio di giorni era rimasta in clinica (entrambi i neogenitori sapevano di dover riservare alle cagne molte più attenzioni dopo l’arrivo del bebè, incoraggiandole e rimarcando l’immenso affetto che provavano nei loro confronti), Kira e Gretel hanno conosciuto il «Principe, il loro Dio, il degno erede dei loro «capi-branco-alfa», l’Umano» a cui avrebbero portato eternamente stima e rispetto incondizionati. Andrea si è accovacciato e, coadiuvato da Elisa, ha serenamente chiamato a se le cagnette, parlando con voce pacata e dolcissima: Kira, regina sofisticata ed altezzosa, era quasi inorridita, quasi intimorita e l’espressione dei suoi profondi occhi palesava chiaramente:« Aaah…! È uno solo? Meno male… bruttini forte però questi cuccioli umani…!Questo ciuffetto sulla testa…tutto lì? Sono calvi e odorano di borotalco! Blaaa!». Invece Gretel, esuberante, attiva, prorompente, con la massima riverenza si è cautamente avvicinata a Cristian e lo ha «baciato» con espressione amorevole. Due passetti indietro, un mezzo giro su se stessa e: «Woof!» che tradotto in umana, conoscendola, potrebbe essere: « Mhm…! Forte! Un maschietto! Ok, dai: mi piace!».Naturalmente, con cani come Kira e Gretel e proprietari come Andrea ed Elisa tutto è facile: sono intelligenti, sensibili, disponibili, attenti. Non sempre però le situazioni si possono affrontare con tanta disinvoltura ed è per questo che rinnovo l’ invito a rivolgersi ad un esperto anche solo per un consiglio. Doveroso aggiungere che mai i bimbi vanno lasciati incustoditi in presenza dei cani e bisogna sempre sorvegliare i contatti, controllare i giochi e tenersi pronti ad intervenire dividendoli nel caso eccedano negli entusiasmi. Ai bimbi si deve insegnare a rispettare gli animali: non tirare le orecchie, non infilare le dita negli occhi, non appendersi alle code o tirare il pelo, non mordere (!), non urlare, non rubare il cibo. Quando potranno capirne di più, impareranno a riconoscere le posture di comunicazione e le mimiche facciali e conseguentemente adattarsi alle immediate esigenze del cane. Quando saranno in grado di rapportarsi con il mondo esterno e quindi fare nuove esperienze, i bambini verranno edotti su cosa non fare con i cani sconosciuti onde evitare fraintendimenti: gli uomini comprendono le parole, ma i cani comunicano leggendo i gesti, le espressioni ed il tono della voce. È di fondamentale importanza porre dei limiti ai bimbi: non abbracciare i cani degli altri, perché tra le persone un abbraccio è un gesto d’affetto, ma per un cane non abituato potrebbe essere considerato una vera e propria aggressione. Non correre davanti a loro, perché potrebbero «predare», saltare addosso e far cadere, piuttosto che pizzicare i sederini e le gambine e strappare i vestitini. Non avvicinarsi bruscamente, con le braccia tese in avanti mettendo le manine sulla loro testa: il cane potrebbe sentirsi minacciato e quindi reagire. Non fissare dritto negli occhi un cane e rimanere tranquilli, senza irrigidirsi, sbraitare o gesticolare in caso di incontri ravvicinati ed inattesi: le conseguenze potrebbero essere pericolose. Chiedere sempre ai proprietari prima di accarezzare o avvicinare un cane che procede al guinzaglio, evitando l’ approccio frontale. Non mettere mai le manine dentro le auto, nelle recinzioni, nei cancelli o nei box per toccare i cani, anche se sembrano amichevoli o se un attimo prima si giocava assieme, perché sono animali territoriali e difendono la loro proprietà e quella del loro branco. Stesso dicasi per i cani legati alla catena. Inoltre non è ammissibile svegliare di soprassalto un cane che sta dormendo, rubargli i giochino o disturbarlo mentre mangia. Ai cani bisogna insegnare l’autocontrollo e la moderazione e soprattutto bisogna garantirgli una via di fuga nel caso volessero interrompere i contatti con i bimbi: degli studi sulle aggressioni (a volte mortali) dei cani ai bambini, hanno dichiarato che all’animale (che aveva quasi certamente inviato tutte i segnali calmanti possibili e più volte aveva cercato di scappare) mancava una via di fuga, un’ultima possibilità, era stato «messo all’angolo» e perciò non poteva far altro che difendersi a modo suo dalle «torture» infantili. Invito per l’ennesima volta a riflettere profondamente sulle responsabilità e l’ uso del buon senso. Inutile lamentarsi dopo… Comunque, il risultato della preparazione all’arrivo di un figlio in una famiglia dove già c’è un cane, ai nostri amici Andrea ed Elisa ha semplificato di molto la vita, rallegrandola ed arricchendola di nuove conoscenze in campo cinofilo. Sicuramente è stato molto utile anche alle loro cagnette, le quali si sono risparmiate un bel po’ di stress gratuito. Cristian è un bimbo davvero fortunato, in tutti i sensi, assolutamente. In questa gran fortuna ricopre un ampio spazio la convivenza con Kira e Gretel, due splendide creature che, seppur diverse da lui, gli garantiranno gratuitamente quanto più amore, venerazione e protezione possibili, un futuro ricco di esperienze e di emozioni che, ahimè, nessun essere umano è in grado di dare.
Nel pieno rispetto del codice deontologico APNEC (Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili) a cui appartengo, e della legge sulla privacy, “Soraya” il nome del cane riportato nel brano è di pura fantasia. Non mi sono state fornite fotografie.
Laura Modonutti
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