Un’esperienza dell’educatore cinofilo
Da qualche giorno ormai eravamo in trepidazione: il periodo della gestazione era a termine, le contrazioni iniziavano ad intensificarsi, perfino la luna era nella fase giusta. Un’attesa condivisa, felice e curiosa, senza preoccupazioni, ma lunga.. lunga…nove mesi sono davvero tanti quando non si desidera altro che passino! Finchè finalmente… “tliiin-tliiiin”… lo schermino del cellulare si illumina di mille colori e sul display compare il tanto sperato: «Messaggio in arrivo da: Andrea, 02/11/2009: Ciao sono Cristian, sono nato alle 18 e 27, peso 3,3, ho i capelli di mamy ed il naso del papy! La mamma sta bene ed il papà, per fortuna non è svenuto in sala parto!». Andrea ed Elisa, nostri cari giovani amici, avevano avuto il loro primo bambino: un maschietto sano e forte, bellissimo, con tanti capelli neri e la pelle ambrata. Così, oltre a loro ed alle due stupende Bovare del Bernese Kira e Gretel, ora la vivace famiglia comprendeva anche il tanto bramato «cucciolo d’uomo»: Cristian! Anche con lui (come precedentemente per l’educazione di Kira e Gretel) sono stata entusiasticamente ed appassionatamente coinvolta ed ho approfittato del CIABS per condividere con tutti i soci anche questa esperienza preziosa.
La presenza di uno o più cani in famiglia non può che considerarsi una fonte di gioia e serenità che incrementa quotidianamente una profonda sinergia risalente alla notte dei tempi. Nell’ unità familiare costituita da elementi diversi, accresciamo la nostra sicurezza e la nostra autostima, ci divertiamo e ci rilassiamo, ci responsabilizziamo ed affrontiamo al meglio svariate situazioni; miglioriamo il rapporto con gli altri, sopportiamo la solitudine e gli oneri quotidiani, ci dedichiamo ad attività socialmente utili, godiamo dei risultati derivanti dalle esposizioni di bellezza o dalle gare sportive… insomma: un considerevole ventaglio di vantaggi! Evitando argomenti già ampiamente trattati, focalizziamo l’attenzione su come l’arrivo di un bimbo in una famiglia con uno più cani debba venire sapientemente gestito. L’intento è di ottenere (come sempre!) il massimo dei benefici con il minore sforzo possibile e nel pieno rispetto di tutti. Categoricamente vietato affidarsi al caso con giustificazioni classiche: «Fido è tanto buono…che male potrebbe fare al piccolo Marco?»; «Lulù non ha bisogno di lezioni per accettare il nostro bambino!», che non raramente sfociano in drastici espedienti: «Abbiamo dovuto sbarazzarci di Fido: non tollerava il nostro Marco», «Non avremmo mai pensato che Lulù fosse così gelosa: ha tentato di aggredire Marco, ha distrutto il suo ciuccio, il suo lettino ed i suoi giochi. È così pericolosa che dovremmo metterla in canile». Le abitudini dei cani si possono tranquillamente modellare e, con un pochino di pazienza, loro possono capire e, conseguentemente, adattarsi. Non possiamo porli di fronte ad un «fatto compiuto» e sperare che sappiano da soli come comportarsi! Ad esempio: se prevediamo che dovranno trascorrere più tempo in giardino dopo l’arrivo del bimbo, iniziamo appena possibile a lasciarli fuori più a lungo, fornendo loro dei passatempi e premiandoli per delle attese prolungate. Se non potranno più accedere nello studio perché l’abbiamo trasformato in cameretta e desideriamo che il cane non vi faccia irruzione, diciamo semplicemente: «No!» se oltrepassa la soglia, chiamandolo fuori e premiandolo quando obbedisce. Prima agiamo, meglio è! A questo proposito farei un inciso: innanzi tutto bisognerebbe analizzare profondamente il rapporto con il cane: è pronto ad accettare e condividere un ampliamento del branco? È equilibrato e sereno? Soffre di qualche patologia comportamentale o fisica? Se abbiamo anche solo l’ombra di un dubbio, rivolgiamoci immediatamente ad un veterinario o ad un educatore professionista e facciamoci aiutare. Se, com’è auspicabile, il cane gode di ottima salute ed è accuratamente tutelato, coinvolgiamolo nell’accettazione del nuovo membro familiare senza escluderlo dal branco e senza innalzare inutili barriere preventive. I cani hanno molto da insegnare ai bambini : empatia, equilibrio, rispetto, amore incondizionato. È responsabilità degli adulti trasmettere questo patrimonio culturale, proteggendo sia il bimbo che il cane dalla degenerazione di situazioni semplici, affrontate con estrema sufficienza o, ancor peggio, ignorate.
In casa Falcomer-Grassi, le due cagnoline Kira e Gretel sono sempre state rese complici di tutto, (come normalmente accade in famiglia tra i componenti), ed Andrea ed Elisa hanno avuto l’impressione che avessero «intuito» forse anche prima di loro che qualcosa di fantastico stava succedendo. La neo-mamma mi racconta che le appoggiavano il nasone sulla pancia in un modo particolare, incuriosite ed affettuose come mai avevano fatto prima che fosse incinta. Ha consentito loro di «fiutare» ed appoggiare la testa sul pancione fino alla fine della gestazione.
Anche nei preparativi della cameretta (complimenti anche per questo ai neogenitori: è la più elegante ed accogliente che un bimbo possa aspettarsi!) le due «assistenti scodinzolanti» non mancavano mai, e tranquillamente, in maniera del tutto spontanea, hanno imparato: il lettino, il fasciatolo, il box, i giocattoli, il girello sono protetti da una regola ferrea: «guardare, annusare e non toccare»! Con il passeggino invece hanno giocato tutti assieme, sia in casa che in giardino, sempre rispettando la condizione imposta per gli oggetti in cameretta: «guardare, annusare e non toccare»; così, ridendo e scherzando, creando esclusivamente condizioni positive, il corredino è stato allegramente accettato. Accorgimenti particolari sono stati riservati al primo incontro con il bimbo: per fare in modo che Kira e Gretel non avessero troppe sorprese tutte assieme, dalla clinica sono stati portati a casa vestitini,
cuffiette, bavaglini e pannolini, precedentemente indossati da Cristian e sono stati presentati alle cagne prima dalle mani, poi adagiati sul passeggino in movimento, nel box nel girello e sul fasciatoio, abbracciati e coccolati come se fossero animati, con la massima tranquillità e con le stesse limitazioni di cui sopra. Ho consigliato anche ad Andrea di registrare i vagiti di suo figlio già in clinica e di farli ascoltare alle «ragazze» accostando il registratorino ai vestitini: entrambe parevano curiose ed incredule e guardavano il papà con aria interrogativa (alcuni cani possono fraintendere il pianto dei bimbi ed interpretarlo come il verso di una probabile preda: questo atteggiamento mette in serio pericolo la vita del bambino, pertanto le tecniche da seguire sono diverse). Risultato? Grosse risate ed il pentimento di Andrea di non essere riuscito a riprendere e salvare le immagini di quegli attimi, con le espressioni sbalordite dei due musi accompagnati da sbuffi, guaiti, indietreggiamenti, balzi, rotazioni del capo, tentativi di contatto con le zampe! Uno spasso unico! Ripetuto il tutto per quante volte necessarie, l’interesse delle cagne è gradatamente scemato e la curiosità ha lasciato il posto all’abitudine. A quel punto, non rimaneva che la «presentazione ufficiale»: in braccio a papà, dopo aver a lungo salutato la mamma che da un paio di giorni era rimasta in clinica (entrambi i neogenitori sapevano di dover riservare alle cagne molte più attenzioni dopo l’arrivo del bebè, incoraggiandole e rimarcando l’immenso affetto che provavano nei loro confronti), Kira e Gretel hanno conosciuto il «Principe, il loro Dio, il degno erede dei loro «capi-branco-alfa», l’Umano» a cui avrebbero portato eternamente stima e rispetto incondizionati. Andrea si è accovacciato e, coadiuvato da Elisa, ha serenamente chiamato a se le cagnette, parlando con voce pacata e dolcissima: Kira, regina sofisticata ed altezzosa, era quasi inorridita, quasi intimorita e l’espressione dei suoi profondi occhi palesava chiaramente:« Aaah…! È uno solo? Meno male… bruttini forte però questi cuccioli umani…!Questo ciuffetto sulla testa…tutto lì? Sono calvi e odorano di borotalco! Blaaa!». Invece Gretel, esuberante, attiva, prorompente, con la massima riverenza si è cautamente avvicinata a Cristian e lo ha «baciato» con espressione amorevole. Due passetti indietro, un mezzo giro su se stessa e: «Woof!» che tradotto in umana, conoscendola, potrebbe essere: « Mhm…! Forte! Un maschietto! Ok, dai: mi piace!».Naturalmente, con cani come Kira e Gretel e proprietari come Andrea ed Elisa tutto è facile: sono intelligenti, sensibili, disponibili, attenti. Non sempre però le situazioni si possono affrontare con tanta disinvoltura ed è per questo che rinnovo l’ invito a rivolgersi ad un esperto anche solo per un consiglio. Doveroso aggiungere che mai i bimbi vanno lasciati incustoditi in presenza dei cani e bisogna sempre sorvegliare i contatti, controllare i giochi e tenersi pronti ad intervenire dividendoli nel caso eccedano negli entusiasmi. Ai bimbi si deve insegnare a rispettare gli animali: non tirare le orecchie, non infilare le dita negli occhi, non appendersi alle code o tirare il pelo, non mordere (!), non urlare, non rubare il cibo. Quando potranno capirne di più, impareranno a riconoscere le posture di comunicazione e le mimiche facciali e conseguentemente adattarsi alle immediate esigenze del cane. Quando saranno in grado di rapportarsi con il mondo esterno e quindi fare nuove esperienze, i bambini verranno edotti su cosa non fare con i cani sconosciuti onde evitare fraintendimenti: gli uomini comprendono le parole, ma i cani comunicano leggendo i gesti, le espressioni ed il tono della voce. È di fondamentale importanza porre dei limiti ai bimbi: non abbracciare i cani degli altri, perché tra le persone un abbraccio è un gesto d’affetto, ma per un cane non abituato potrebbe essere considerato una vera e propria aggressione. Non correre davanti a loro, perché potrebbero «predare», saltare addosso e far cadere, piuttosto che pizzicare i sederini e le gambine e strappare i vestitini. Non avvicinarsi bruscamente, con le braccia tese in avanti mettendo le manine sulla loro testa: il cane potrebbe sentirsi minacciato e quindi reagire. Non fissare dritto negli occhi un cane e rimanere tranquilli, senza irrigidirsi, sbraitare o gesticolare in caso di incontri ravvicinati ed inattesi: le conseguenze potrebbero essere pericolose. Chiedere sempre ai proprietari prima di accarezzare o avvicinare un cane che procede al guinzaglio, evitando l’ approccio frontale. Non mettere mai le manine dentro le auto, nelle recinzioni, nei cancelli o nei box per toccare i cani, anche se sembrano amichevoli o se un attimo prima si giocava assieme, perché sono animali territoriali e difendono la loro proprietà e quella del loro branco. Stesso dicasi per i cani legati alla catena. Inoltre non è ammissibile svegliare di soprassalto un cane che sta dormendo, rubargli i giochino o disturbarlo mentre mangia. Ai cani bisogna insegnare l’autocontrollo e la moderazione e soprattutto bisogna garantirgli una via di fuga nel caso volessero interrompere i contatti con i bimbi: degli studi sulle aggressioni (a volte mortali) dei cani ai bambini, hanno dichiarato che all’animale (che aveva quasi certamente inviato tutte i segnali calmanti possibili e più volte aveva cercato di scappare) mancava una via di fuga, un’ultima possibilità, era stato «messo all’angolo» e perciò non poteva far altro che difendersi a modo suo dalle «torture» infantili. Invito per l’ennesima volta a riflettere profondamente sulle responsabilità e l’ uso del buon senso. Inutile lamentarsi dopo… Comunque, il risultato della preparazione all’arrivo di un figlio in una famiglia dove già c’è un cane, ai nostri amici Andrea ed Elisa ha semplificato di molto la vita, rallegrandola ed arricchendola di nuove conoscenze in campo cinofilo. Sicuramente è stato molto utile anche alle loro cagnette, le quali si sono risparmiate un bel po’ di stress gratuito. Cristian è un bimbo davvero fortunato, in tutti i sensi, assolutamente. In questa gran fortuna ricopre un ampio spazio la convivenza con Kira e Gretel, due splendide creature che, seppur diverse da lui, gli garantiranno gratuitamente quanto più amore, venerazione e protezione possibili, un futuro ricco di esperienze e di emozioni che, ahimè, nessun essere umano è in grado di dare.
Laura Modonutti
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